THE MANDALORIAN - PARTE 2


 THE MANDALORIAN, PARTE 2: IL CASCO E LA COLONNA SONORA 

Attenzione che c’è qualche innocuo spoilerino.

Avete presente quando Luke Sky Walker (ne “Il ritorno dello Jedi”) sta per essere bruciacchiato vivo dal Palpatine perché il giovinotto ha deciso di non accettare la sua vantaggiosa proposta e soprattutto ha ritenuto opportuno di non aderire all'offerta tariffaria della compagnia telefonica ufficiale dell'Impero per rimanere con il suo operatore telefonico? Avete in mente quando viene inquadrato il casco di Lord Fener? Un elmetto integrale cela le sue emozioni dando la sensazione allo spettatore che stia osservando in modo distaccato la ineluttabile fine del figlio. Però accade inaspettatamente (si fa per dire) il miracolo per cui salva Luke immolandosi e l’ardito Jedi rimane con la sua compagnia telefonica. Il casco di Dart Fener è il grande protagonista della scena (come d’altronde nel film Balle Spaziali...). Ecco che la magia di un normalissimo elmetto si ripresenta in questa serie tv oggetto della nostra disquisizione . Il casco del Mando, come la coperta di Charlie Brown, il sigaro e il poncho di Clint Eastwood, il teschio di Amleto e le borse della spesa (queste ultime non c’entrano nulla ma servono a me perché devo recarmi al supermercato e non devo dimenticarmele)… Fin da subito appare chiaro che il Cacciatore di taglie membro della Gilda non è uno stinco di Santo ma per salvare il bamibino “trovatello” (come lo era stato lui una volta) è costretto a cambiare i suoi piani e le inquadrature del casco "dicono" tutto. Probabilmente sarebbe stato un momento altamente democristiano fare in modo che nel momento più drammatico alla fine della prima stagione il Mandaloriano Din Djarin potesse fissare con i suoi occhi il bambino senza il filtro del suo elmetto plasmato con acciaio beskar ma noi come sceneggiatori costavamo troppo alla Disney che si è quindi dovuta accontentare di quelli che aveva sotto contratto. La nostra tariffa è alta e ci facciamo pagare in lingotti di prezioso beskar.

Uno dei pregi della serie è sicuramente la colonna sonora. È difficile accettare che nell’Universo Star Wars qualcuno possa scrivere le musiche al posto dello storico John Williams. Il compositore si chiama Goransson Ludwig. Con un nome del genere non poteva fare altro nella vita se non il creatore di contenuti musicali. Il cognome è tipico della zona di Raffadali in quel di Agrigento? Non lo crediamo. Quel che ci si sente di affermare è che questo Goransson supera l’esame a pieni voti. In ogni episodio ripropone varianti degli stessi efficaci temi arrangiati e orchestrati diversamente a seconda delle situazioni che i vari personaggi si trovano a dover affrontare e nessuno osi parlare di motivetti o vi facciamo fare la fine di uno che ha tentato di pestare un maestro della scuola di Okuto. In questa ottica gli arrangiamenti de “Il Prigioniero”, sesto e probabilmente migliore episodio della prima stagione, sono i più efficaci per amplificare la tensione che si crea nell’arco narrativo, sfruttando a nostro parere qualche timido richiamo alle musiche di “1999 Fuga da New-York”. Queste composizioni sarebbero perfette come sottofondo:

- se state perdendo l’ultimo treno per tornare a casa mentre siete inseguiti da una gang;

- se state andando dai suoceri onnivori a cena (ma quale sarebbe l’età media dei nostri trecento milioni di lettori?) ma voi siete vegani e loro non sopportano i vegani;

- se state cercando di prenotare via web una visita specialistica sul sito di qualche ospedale, ma forse era meglio provare a prenotarla sul sito di una pizzeria da asporto;

- se vi dovete recare di persona negli uffici di qualche ente pubblico per risolvere degli inghippi.

Ci sono molti altri gradevolissimi punti di forza e sta a voi scoprirli. Per di più la serie è a colori e non è muta per cui dovrebbe essere più facile da seguire con interesse senza perdere la concentrazione. Il personaggio più riuscito, oltre al Bambino, è probabilmente quello interpretato da Nick Nolte (vivrà? Morirà? Boh?). Abbiamo parlato!


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